Secondo alcuni storici, Pollina sembrerebbe essere la moderna erede di Apollonia, una città della Magna Grecia, consacrata ad Apollo, dio della luce, della poesia e della divinazione. Vari scrittori antichi, quali Primo Cicerone, Diodoro Siculo e Stefano Bizantino, parlano di una certa Apollonia ubicata tra Motta e Gangi. Non vi sono tuttavia reperti archeologici o documenti storici che avvalorino questa ipotesi. Secondo la tradizione popolare, Pollina nacque dalla fuga di due amanti, Donna Pulina, principessa normanna, e Ayub, visir arabo. Il loro amore, contrastato dalle rispettive famiglie, costrinse i due alla fuga e alla ricerca di un luogo romantico e isolato in cui costruire il loro imponente e inoppugnabile castello.
Notizie più concrete risalgono ad un periodo molto più recente del periodo greco e cioè al 1082, anno in cui il casale di Polla viene riportato tra i beni della diocesi di Troina. In seguito parte alla diocesi di Cefalù, venne da quest'ultima donata alla famiglia Ventimiglia, famiglia nobile di origini messinesi, gestore di tutto il territorio madonita, a partire dal 1321. Finale, e tutto il territorio di Pollina, dal 1321 alla fine della feudalità (1812), fece parte fondamentalmente dei possedimenti della famiglia Ventimiglia e il suo sviluppo fu legato essenzialmente a quello del "Marchisato". Nel XVI secolo, proprio sotto la dominazione dei Ventimiglia, Pollina raggiunge il suo massimo splendore, grazie anche alla realizzazione di numerose opere artistiche ordinate ai maestri più in vista del tempo.
Nei primi del '500 il controllo, da parte dei Ventimiglia, sugli sbocchi marittimi di Termini Imerese, Cefalù e Castel di Tusa, pose in secondo piano l'importanza dello sbocco di Finale; più tardi, superato il periodo di crisi successivo alla massima espansione che era durata fino alla metà del '700, lo sbocco marittimo di Finale, per la "Val Demone", acquistò importanza vitale per la vita economica e commerciale dell'intero territorio controllato dai Ventimiglia. Infatti, come testimonia V.Amico, ai tempi cominciava a svilupparsi Finale come centro abitato dove esisteva già una "decentissima abitazione del marchese di Geraci con annessa torre di ispezione". Finale si sviluppava quindi come sbocco commerciale marittimo del Marchesato, con l'area dei depositi retrostante alla torre di guardia (l'attuale "Torre" di Finale), la residenza saltuaria del Marchese ad Ovest dell'abitato e le abitazioni tra questi "poli", "con delle rette vie”.
Lo sviluppo turistico della zona cominciò negli anni ’70 del Novecento, quando su progetto dell’architetto Foscari fu costruito, sulle linee del teatro greco, un teatro all’aperto ricavato da una roccia dolomitica, dal particolare colore metà rosato e metà bianco, da cui il nome di “Pietrarosa”. Nell'ultimo decennio, in seguito al terremoto del 26 giugno 1993, Pollina ha visto diminuire rapidamente la popolazione residente che di conseguenza si è trasferita, per la maggior parte, a Finale, causando così il decentramento delle attività nella frazione.