I Gagini a Pollina
Nel Duomo di Pollina si trovano due capolavori di Antonello Gagini: un bassorilievo a mezzo tondo raffigurante la Madonna della Grazia e il gruppo scultoreo della Natività.
Il 15 gennaio 1515 Anthonius de Gaginis e Benedicto Minnexi stipulano il contratto per la Madonna della Grazia. L'accordo prevede:
1) facere bene et magistraliter ... imaginam intemerate Virginis Marie di la Gracia;
2) assectata cum lu figliu in bracza;
3) chi tegna la minna in bucca;
4) in uno quatro de marmore bono et albo (bianco) et sine venis a la fachi (faccia) et a li manu;
5) depictam de auro et azolo fino;
6) in scanello facere arma (lo stemma) dicti Benedieti;
7) a li canti di la dicta figura . . . farichi certi serafini et depingiri de auro.
Il lavoro deve essere consegnato entro la fine di maggio. Il prezzo viene fissato in 16 once. Il trasporto, dentro una cassa di legno e via mare, da Palermo fino alla foce del fiume Pollina, a spese del Minneci, ma a rischio e pericolo di Antonio Gagini.
Due anni dopo, il 4 maggio 1517, Jaconie de Minexio commissiona ad Antonellus de Gagini un "tabernacolo marmoreo vuoto", senza immagine dentro, poichè tale immagine era già stata fatta (si tratta della Madonna della Grazia).
Il contratto stabilisce:
1) le misure: "Longitudinis palmorum octo et mezu quartu, et largitudinis palmorum quatuor et dui terczi" (m. 2,09 x 1,20); 2) che nello scannello ci siano "figure et inmagines nativitatis gloriosissime virginis matris Marie"; 3) e nel fregio “duo angeli cum quadam corona in manu'”.
Il prezzo è ancora 16 once, mentre le spese e i rischi del trasporto sono a carico del maestro che, inoltre, si impegna a mandare a Pollina un suo dipendente per collocare l'opera. "Notevole per leggiadria di espressione e finita eleganza di lavoro" così parla Gioacchino Di Marzo della Madonna della Grazia. Il marmo su cui sono modellate le due figure ha una luce particolare che le fa emergere dal fondo e le fa apparire quasi traslucide e maiolicate. L'espressione della Madonna che osserva il Bambino mentre sugge il seno è commovente: una struggente mescolanza di tenerezza e adorazione.
Non è stato trovato il contratto per la Natività, ma che sia di Antonello Gagini è sicuro così come è certo che siamo in presenza di una delle sue opere più belle. Un'iscrizione sulla mensa dell'altare ci informa che fu fatta fare da Margherita Minneci nel 1526. Francesco Auria alla fine del 600 scrive:
"Nella terra di Pollina, è un'opera assai degna della Natività del Signore, con la sua Santissima Madre, S. Giuseppe, e Pastori". Il riferimento agli inesistenti pastori ci dice che molto probabilmente l'Auria non è venuto a Pollina ad ammirare la Natività, ma questo ci conforta ancora di più perché significa che la bellezza dell'opera era universalmente riconosciuta. Agostino Gallo all'inizio dell'800: La Natività del Signore colla B. V., e S.Giuseppe, statue nel duomo della terra di Pollina. Una delle sue opere più pregevoli. E Gioacchino Di Marzo a metà dell'800: "Son divine sculture e per fermo da enumerarsi fra' più stupendi capolavori di lui... Nulla di più bello e celestialmente perfetto, si per la vita e la pietà del sentimento che per l'esquisita esecuzione. Le dispose egli con grand'effetto di verità in una grotta, che foggiò sopra un'altare. Benchè fin qui non sia riuscito trovare l'atto di convenzione per tale insigne opera (... ) non è a dubitar dei resto in alcuna guisa che da lui pure quel maraviglioso Presepe venne eseguito, laddove non altri se non egli in quel tempo in Sicilia potè avervi con tanta eccellenza condotte così preziose sculture, che in tutto rilevano l’incomparabile indole del suo genio e la maggiore eccellenza del sommo suo magistero".